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14 Febbraio 2018

Approvare una legge che garantisca il diritto alla vita indipendente

La risposta di Ida Angela Sala, candidata al consiglio regionale con Liberi e Uguali, alla lettera aperta inviata da LEDHA in vista delle elezioni regionali. "Garantire il pieno sviluppo della persona umana"

Sono da più di trent'anni un'attivista del movimento di liberazione delle persone con disabilità denominato "vita indipendente". Per le persone con disabilità il diritto alla vita indipendente ha a che fare con il diritto di autodeterminarsi e di scegliere. È quello che nella nostra Costituzione viene marchiato con le parole libertà e uguaglianza.

Oggi per le persone con disabilità della Lombardia non è così, devono perlopiù accontentarsi di trovare qualche "posto disponibile" in qualche centro o sperare di ottenere un qualche intervento domiciliare, ma tutto questo non ha niente a che fare con "il pieno sviluppo della persona umana" o con il progetto di vita, non ha niente a che fare con la vita indipendente. La lista in cui mi sono candidata ha messo il tema della vita indipendente come centrale rispetto alle politiche sulla disabilità.

Spero di potere arrivare in Regione per portare in discussione e far approvare una legge che regolamenti il diritto alla vita indipendente, con tanto di capitolo di spesa annesso, liberando, come dite voi, tutte le risorse finanziarie possibili, comprese quelle sanitarie. Anche perché credo che il concetto di salute vada rivisto in un'ottica di benessere globale della persona, e non come il risultato di una prestazione in relazione a questo o quest'altro organo del corpo.

Il primo, fondamentale strumento, per consentire la realizzazione della vita indipendente è l'assistenza personale autogestita. Questo non precluderà la possibilità di ricorrere ad altre forme di assistenza, ma la vita indipendente è per quelle persone che vogliono essere "libere di fare", per usare un termine caro al più recente movimento di liberazione italiana.

L'assistenza, come il lavoro, la salute, la previdenza, la scuola, la casa e le politiche per la famiglia sono diritti sociali, cioè devono essere garantiti a tutti, quindi anche alle persone con disabilità. Ma anch'essi devono portare il marchio "libertà e uguaglianza".

Quando una persona è costretta a ricoverarsi in qualche struttura per disabili, perché non ha sufficiente assistenza per rimanere a casa sua o per poter uscire di casa, perché la sua casa è posta in luoghi impervi oppure non ha l'ascensore oppure perché fare le cose da sé è diventato un peso insostenibile, siamo davanti ad una grave discriminazione.

Quello che è necessario fare, come detta la convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità,, è consentire alle persone di poter scegliere dove e con chi vivere, ma tale scelta deve essere possibile mettendo a disposizione di tutti, anche delle persone con disabilità, le strutture e i servizi della comunità, rendendoli cioè fruibili (abbattimento delle barriere architettoniche, marciapiedi percorribili, mezzi accessibili, scuole predisposte per accoglierci, ausili personalizzati e meno costosi, centri sociali, luoghi di cultura accessibili,…). Ma soprattutto la possibilità di usufruire di assistenza personale, quando necessita.

Solo così, in una comunità pensata per tutti e per ciascuno, la vita indipendente smetterà di apparire un privilegio per i pochi che oggi ne possono beneficiare (parlo di quella vera) o un eterno luogo di sperimentazione per la gioia dei soliti esperti, che chissà perché, non sono mai i diretti interessati, cioè i disabili.

Ida Angela Sala, candidata di LeU (" Liberi e Uguali") per la Lombardia

 

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