Un lungo articolo pubblicato dal quotidiano "La Veritą" riporta gravi errori sul tema dell'inserimento lavorativo. La lettera aperta di LEDHA.
In risposta a un articolo dal titolo "I disabili trasformati in tassa", pubblicato lo scorso 29 gennaio dal quotidiano "La Verità" LEDHA - Lega per i diritti delle persone con disabilità ha inviato la seguente lettera aperta al direttore della testata, Maurizio Belpietro.
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Gentile direttore, buongiorno
Con profondo dispiacere abbiamo letto l'articolo dal titolo “I disabili trasformati in tassa”, pubblicato sul vostro quotidiano in data 29 gennaio 2017, a firma del giornalista Claudio Antonelli. Nel sommario si aggiunge: “Il Jobs act di Renzi scarica il welfare sui privati: da febbraio le 100.000 aziende che contano tra i 15 e i 35 dipendenti obbligate ad assumere un handicappato”. Nell'articolo sono contenute diverse inesattezze e gravi imprecisioni sul tema.
La prima, e di certo non indipendente da stereotipi, riguarda l'uso delle parole dal momento che nel 2017 siamo ancora obbligati a ribadire un concetto che oramai credevamo assodato: usare il termine “handicappato” per riferirsi a una persona con disabilità è sbagliato. E non per un presunto amore del politically correct. Ma perché la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità (ratificata dal Governo Italiano e quindi legge dello Stato) ci dice chiaramente che stiamo parlando di persone. Di uomini, donne, bambini, studenti, sportivi e – in questo caso – lavoratori.... con disabilità. L’uso del termine “handicappato” o “disabile” fa coincidere la parte con il tutto, annullando una persona e tutte le sue caratteristiche in una sola: la sua disabilità.
In secondo luogo, dobbiamo sottolineare l'altrettanto ingeneroso attacco del pezzo: “Trasformare i disabili in una tassa e a scaricare sulle aziende quello che dovrebbe essere un sacrosanto dovere pubblico”. Qui il giornalista dimostra di non conoscere l’ordinamento giuridico italiano perché l’inclusione lavorativa per le persone con disabilità è sancita da una legge dello Stato (legge numero 68/99), rappresenta un diritto e non – come erroneamente suggerisce l'articolo – una forma di assistenza. Che è cosa profondamente diversa.
Equiparare l’assunzione delle persone con disabilità o le multe che l’azienda deve pagare in caso di mancata assunzione a un mero strumento messo in atto dallo Stato per fare cassa, oltre a essere offensivo, significa non aver compreso lo spirito della legge sull'inclusione lavorativa. Perché proprio attraverso il lavoro le persone con disabilità possono emanciparsi, diventare soggetti attivi, produttori di reddito e persino contribuenti.
Il pezzo poi contiene varie inesattezze:
Dalla lettura dell'articolo del dott. Antonelli traspare un forte pre-giudizio. Ovvero l'idea che l'assunzione di una persona con disabilità sia un impiccio, un peso morto. Un costo extra per un'azienda che invece dovrebbe dedicarsi a produrre e a far lavorare (gli altri). Da qui l'equazione “disabilità = tassa” senza considerare che in Italia il tasso di disoccupazione delle persone con disabilità è superiore al 50%.
Ci rendiamo conto che la normativa in materia di inserimento lavorativo per le persone con disabilità è complicata, non di facile comprensione per chi – per la prima volta – si avvicina a questi temi. Come LEDHA – Lega per i diritti delle persone con disabilità siamo disponibili a darvi tutte le informazioni necessarie ogni volta che avrete bisogno.