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24 Febbraio 2016

Discriminazione, LEDHA riconosciuta parte civile

Accolta la richiesta di costituirsi parte civile nell'ambito di un processo che vede vittima una donna affetta da acondroplasia. Fontana: “Un'azione che rientra pienamente nella mission della nostra associazione”.

Il Tribunale di Verbania ha accolto la richiesta di LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità di costituirsi parte civile nell’ambito di un processo penale che vede vittima una donna affetta da acondroplasia, patologia congenita di nanismo.
La vicenda ha avuto inizio e si è sviluppata nell’ambito della sua attività professionale di avvocato. La persona offesa è stata pesantemente insultata e denigrata a causa della sua disabilità da due persone mediante la pubblicazione su Facebook di frasi ed espressioni diffamatorie e discriminatorie, in quanto la diffamazione ruota attorno al proprio nanismo.
L’avvocato Giacinto Corace, legale esperto in diritto antidiscriminatorio che difende la vittima, ha sottolineato la gravità della condotta incriminata: “La rete amplifica oltremodo l’ offesa per la sua diffusione capillare e per la sua capacità di raggiungere potenzialmente un numero indeterminato di persone”.

La decisione di LEDHA di costituirsi parte civile nell’ambito di questo processo penale segue le stesse le modalità che vengono messe in atto - ad esempio - dalle associazioni ambientaliste, che spesso si costituiscono parte civile in caso di processi per danni all’ambiente. “Questa azione rientra pienamente nell’ambito della mission della nostra associazione - commenta Alberto Fontana, presidente di LEDHA -. Le frasi diffamatorie rivolte a una persona acondroplasica non rappresentano solo un’offesa al singolo, ma sono offensive della generale condizione di disabilità in cui si trovano a vivere milioni di persone in Italia e nel mondo”.

“Questa vicenda ci fa capire come qualsiasi comportamento lesivo della dignità di una persona con disabilità possa, di fatto, costituire una grave offesa alla faticosa quotidiana attività di tutela svolta da un’associazione come la nostra, pregiudicando il raggiungimento delle sue finalità”, commenta l’avvocato Gaetano De Luca del Centro antidiscriminazione “Franco Bomprezzi”

L’avvocato Stefania Santilli, legale che assiste nel procedimento Ledha, ha ottenuto l’ammissione della costituzione di parte civile anche dell'associazione poiché “la condotta incriminata ha comportato una lesione diretta e immediata dell’interesse primario dell’associazione. La decisione del Tribunale testimonia ancora una volta come sia importante per le vittime rivolgersi con fiducia alle istituzioni e alle associazioni per tutelare i propri diritti fondamentali”.

Assieme a LEDHA, si sono costituite parte civile nel provvedimento altre due associazioni: “Aisac” (Associazione per l’informazione e lo studio dell’acondroplasia ) e “Acondroplasia insieme per crescere”. “Da oramai 30 anni, abbiamo fatto molte campagne per stigmatizzare l'uso improprio, discriminatorio e lesivo che, spesso, viene fatto della parola nano – commenta Marco Sessa, presidente di Aisac -. La decisione di costituirci parte civile in questo processo rientra nella stessa logica: la tutela di tutte le persone affette da acondroplasia”.

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