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30 Maggio 2013

Marco, otto anni per trovare l'indipendenza

Nel 2004 viene colpito da un ictus. A seguito della disabilità viene ricoverato in una Rsa, ma il suo desiderio di autonomia è troppo forte. “All'interno di quelle strutture non sei libero”.

 

Marco ci ha messo otto anni a conquistare la sua indipendenza. Nel suo appartamento, al primo piano di una grande torre nel quartiere Quarto Oggiaro, si muove sicuro sulla sedia a rotelle. In soggiorno pochi mobili, appena l'indispensabile, per non avere troppi ostacoli che limitino i suoi movimenti: una scrivania con il pc, una libreria ben fornita di romanzi, un tavolo.

“Il 24 luglio 2004 sono stato colpito da un ictus - racconta Marco Cappellini, 59 anni -. Ho trascorso i sei mesi successivi prima in ospedale, poi all'istituto don Gnocchi per la riabilitazione". Ma quando il ciclo di terapie termina, per lui non c'è altra soluzione che il ricovero all'interno di una RSA.

“I primi mesi trascorsi nella struttura residenziale sono stati positivi. Avevo subìto l'ictus da nemmeno un anno e avere assistenza costante era quello di cui avevo bisogno in quel momento", ricorda Marco. Ma con il passare del tempo, il desiderio di autonomia, la sua voglia di libertà si fanno sempre più forti. Vista con gli occhi di un visitatore esterno, la struttura è molto bella, affacciata sul lago di Como. "Ma quando sei all'interno di quelle strutture non sei più libero. E per me la libertà vale più di ogni altra cosa - ricorda Marco -. Il fatto di trovarmi in un ambiente in cui erano gli altri a decidere per me quando e cosa mangiare, a che ora andare a dormire.... era insopportabile".

 

Marco decide così di presentare al Comune la richiesta per l'assegnazione di una casa popolare. Nel 2007 arriva la risposta, ed è positiva. Ma Marco dovrà attendere a lungo prima di potersi trasferire nel suo nuovo appartamento. La costruzione di un progetto di vita indipendente richiede molto tempo e molto lavoro. "Ci ho messo tre anni solo per mettere a posto il bagno, che non era accessibile", ricorda.

Ma non si tratta solo di fare i conti con le barriere architettoniche. Marco (che a seguito dell'ictus è emiplegico) ha conservato un buon grado di autonomia: si alza e si corica da solo, riesce a vestirsi e a svolgere alcune piccole attività in casa. "Ma ho comunque bisogno di qualcuno che mi aiuti con le pulizie, che mi accompagni a fare la spesa e altre commissioni", spiega. Inizia da qui l'esigenza di costruirsi un progetto di vita indipendente che lo mette in contatto con Ledha e con il Centro progetto di vita. "Cercavo informazioni su internet e quando ho letto del progetto per la vita indipendente ho subito capito che faceva al caso mio - ricorda -. Loro mi hanno aiutato a portare avanti le pratiche. A tradurre le regole dal burocratese alla vita quotidiana".

 

Il 31 agosto 2102 Marco lascia l'Rsa per stabilirsi definitivamente nella sua nuova casa. Le difficoltà, com'era prevedibile, non sono mancate in questi mesi: dai problemi con il riscaldamento ai pasticci burocratici. Ma pian piano la vita di Marco sembra incanalarsi lungo i binari di una tranquilla routine.

“Il Comune mi garantisce 20 ore di assistenza settimanale - spiega -. L'assistente viene a casa verso le 9-10 di mattina. In base a quello che c'è da fare mi aiuta con le pulizie, la gestione della casa, andiamo dal medico o a fare la spesa". E quando proprio non è rimasto nulla da fare, ci si può ritagliare anche il tempo per una passeggiata nel quartiere.

“Per me la cosa più importante è la libertà, lo può sottolineare quattro volte - conclude - la libertà di decidere del mio tempo e delle mie giornate, che sono sempre impegnate. Sto prendendo contatti con le associazioni attive in zona. Piano piano mi sto tessendo una piccola tela, per attaccarmi al territorio e mettere radici".

 

I.S.

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