Nato e cresciuto in Italia, non può prestare il giuramento perché “incapace di intendere e volere”. De Luca: “La Convenzione Onu stabilisce che il diritto alla cittadinanza non può essere vietato per motivi legati alla disabilità”.
Per i ragazzi di seconda generazione, figli di immigrati nati in Italia, chiedere la cittadinanza italiana al compimento del 18 anno di età è un diritto. Ma non per quanti abbiano una disabilità. È successo a un giovane di origine albanese, figlio di immigrati regolari residenti in Italia da molti anni, affetto da sindrome di Down. La legge che regola l'accesso alla cittadinanza (n.91 del 1992) non lo considera idoneo a presentare la richiesta: il nodo del problema sta nel giuramento, passaggio imprescindibile per chi si appresta a diventare cittadino italiano. Chi ha una qualunque disabilità mentale viene considerato incapace di intendere e di volere, dunque di chiedere in modo consapevole di diventare cittadino italiano. (http://www.stranieriinitalia.it/l_esperto_risponde-cittadinanza_e_disabilita_mentale_16366.html)
Nemmeno è possibile che sia il tutore della persona interdetta a prestare giuramento al suo posto. "Lo scoglio sta proprio nel fatto che il giuramento è un atto personalissimo, un po' come il matrimonio, e dunque, nessuno può pronunciarlo per conto di qualcuno d'altro", sottolinea Gaetano De Luca dell'ufficio legale di Ledha. Anche lui si è scontrato con questo problema; dall'autunno del 2011 segue un caso simile, ancora in attesa di una sentenza definitiva da parte del Tar di Roma. Anche Aipd (Associazione italiana persone Down) dall'autunno 2011 segue un caso simile: un ragazzo, figlio di una donna sudamericana, nato e cresciuto in Italia, cui è stata rifiutata la domanda di cittadinanza con le stesse motivazioni. "Stiamo valutando la possibilità di utilizzare l'istituto dell'amministrazione di sostegno, figura alternativa a quella del tutore nel caso di interdizione - spiega all'agenzia "Redattore sociale" Andrea Sinno, responsabile del servizio di consulenza "Telefono D" dell'Aipd - Ma è un'ipotesi azzardata da verificare, siamo in attesa di una risposta di giuristi qualificati".
In sostanza, nell'interpretazione che viene data dal ministero dell'Interno, la persona che non è in grado di intendere e di volere non è consapevole di ciò che vuole. Di conseguenza presta un giuramento privo di valore. Un'interpretazione che però contrasta con la Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità, ratificata dal Governo italiano nel 2009. "L'articolo 18 della Convenzione stabilisce che il diritto alla cittadinanza non può essere negato per motivi legati alla disabilità- spiega De Luca -. Inoltre bisogna precisare che sta al sistema garantire il godimento dei diritti fondamentali anche a chi si trova in condizioni di assoluta inconsapevolezza".