Questo sito utilizza cookie. Proseguendo la navigazione si acconsente al loro impiego in conformità alla nostra Cookie Policy.
Informativa estesa         

Archivio notizie

6 Giugno 2011

Diritti, non privilegi

Previsti tagli drammatici a livello nazionale sulle politiche sociali. Pietro Barbieri, Presidente FISH, commenta la drammatica situazione che si preannuncia per il 2012

Chi ha il privilegio di girare il paese e incontrare persone con disabilità e familiari, percepisce chiara la distanza con la politica dei tagli ai bilanci pubblici dettata dalla mera considerazione del "non possiamo permettercelo". Senza tema di smentita, si può affermare che il peso della dipendenza dovuta a disabilità è storicamente nel privato dei nuclei familiari. Salvo rare eccezioni, non esiste un sistema di servizi per la vita indipendente e per il durante e dopo di noi. I tagli mirano a eliminare le eccezioni facendo chiarezza estrema sulla doppiezza dei nostri governanti, che da un lato promuovono la ratifica parlamentare della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, e dall'altro considerano uno spreco la spesa dedicata all'inclusione sociale. Chiarisce, infatti, che la ratifica serviva unicamente ad una battaglia politica del contingente: il caso di Eluana Englaro.

Nel 2012 rischiamo di trovare tagli ai servizi del 20% al nord del paese, del 30% al centro, e del 50% al sud. Le poche persone con disabilità che usufruivano di servizi pubblici, troveranno segregazione in famiglia oppure in istituto. Si innesca una tendenza che prende corpo ad ogni latitudine ed in ogni area politica. La vulgata dominante è: ci saranno sempre meno risorse, per cui coinvolgiamo la spesa privata con assicurazioni ad hoc, oppure fondazioni che si sostituiscano alle responsabilità pubbliche. Insomma, chi può pagare si paghi le sue prestazioni, chi invece non lo può fare, si dovrà accontentare di istituzione benefiche che raccolgono fondi liberamente donati. È quindi un'inversione di tendenza rispetto all'universalismo di un sistema di prestazioni ed alla garanzia dei diritti fondamentali.

È l'epoca del disimpegno nelle responsabilità pubbliche sulle politiche sociali. Altro che tagli lineari, il Fondo per le politiche e quello per la non autosufficienza sono stati azzerati. Non è quindi una contribuzione dell'8 per cento al tentativo di tenere i conti pubblici sotto controllo. Non è nemmeno fare parti uguali tra diseguali. È solo il de profundis del welfare socio assistenziale.

Tutto ciò stava accadendo senza colpo ferire. Persino le forze sociali, si sono concentrate sul ripristino del 5 per mille. Persino coloro colpiti nella loro opera di azione nel sistema di servizi, hanno privilegiato la battaglia per fondi diretti al funzionamento delle organizzazioni sociali e non ai servizi alla persona.

Chi invece vive sulla sua pelle il taglio a servizi indispensabili per alzarsi dal letto la mattina o per non vagare nel vuoto, non ha potuto rimanere in silenzio. E la forza della vita, quella non retorica, rischia di avere delle ragioni per vincere contro il pregiudizio dell'inutilità di alcune vite. Questa è la lezione della manifestazione della Ledha: le nostre motivazioni hanno un senso.

Ecco perchè al Congresso di Cagliari la Fish ha scelto la via della mobilitazione che culminerà con l'iniziativa del 23 giugno a Roma. Stavolta non saremo soli: la manifestazione è stata indetta dal Forum del Terzo Settore e dalla campagna "I diritti alzano la voce". Torniamo in piazza perché i diritti sociali non sono privilegi.

Pietro Barbieri, Presidente FISH

Condividi: Logo Facebook Logo Twitter Logo mail Logo stampante