L'on. Vittorio Agnoletto risponde alla lettera di LEDHA inviata il 15 marzo 2010 a tutti i candidati alle elezioni regionali.
"Quali impegni intende prendere per dare seguito ai contenuti della mozione approvata dal Consiglio Regionale? E' possibile sperare nella realizzazione dell'Osservatorio regionale sull'attuazione dei principi contenuti in essa?"
"In quali settori, secondo lei, è possibile incidere, nella preparazione di Expo 2015, per inserire il punto di vista e le esigenze delle persone con disabilità?"
Occorre cambiare l'ottica con la quale si guarda a questo evento, innanzitutto partendo da una concezione universalistica dell'architettura e dell'urbanistica, e della progettazione in
generale, che devono rivolgersi a un'utenza ampliata, senza esclusione di alcuno.
Un'accessibilità globale dei nuovi edifici ed infrastrutture, arrivando al concetto di progettare universalmente, per tutti. Per fare questo occorre avvalersi, sin dalla progettazione, di architetti che abbiano già lavorato con quest'ottica universale e di referenti delle persone con disabilità e del movimento associativo al fine di non ripetere situazioni già viste, anche recentemente: non solo rispondere alle normative preventivamente, ma ragionare in un'ottica di qualità della vita e accessibilità qualitativamente elevata per tutti, bambini, anziani, persone con disabilità.
"Secondo Lei, quali interventi ritiene possano essere messi in atto per garantire che i progetti di Vita Indipendente possano trovare dei finanziamenti dedicati? E' favorevole ad investimenti per sperimentare forme nuove di abitazione e residenzialità che tengano conto che al centro dell' "abitare" vi debba essere il rispetto e la centralità della persona con disabilità, e quindi impostare un realistico progetto che porti ad una deistituzionalizzazione dei cittadini con disabilità?"
Questo è un punto davvero fondamentale. Affinchè il progetto di Vita Indipendente di una persona con disabilità possa diventare realtà occorre imporre con forza il diritto allo studio, al lavoro, a una casa al di fuori della famiglia di origine, per superare il concetto del "dopo di noi" (muoversi solo nel doloroso momento dell'emergenza, nel quale i genitori non ci sono più) ed agire nel "durante noi" (quando ancora i genitori o la famiglia può pensare al futuro del proprio caro disabile).
In Lombardia esistono molte esperienze che hanno concretamente messo in atto nuove forme abitative e residenziali, di piccole dimensioni, che hanno al centro la persona e una buona qualità della vita per la persona con disabilità. Purtroppo queste esperienze si scontrano spesso con la mancanza di fondi per la gestione continua di queste strutture, dopo la loro apertura. La Regione deve impegnare risorse in questo senso, impostando un progetto che veda una graduale uscita dalla istituzionalizzazione delle persone con disabilità e nel contempo promuova progetti innovativi, partendo da una raccolta di dati sulla condizione abitativa delle persone con disabilità, dati che non devono però -come fino ad oggi fatto - limitarsi alle grandi strutture para-ospedaliere/cronicari, e alle RSA ma che inglobino anche le tante nuove esperienze esistenti sul territorio. Anche qui il coinvolgimento delle reti associative è fondamentale: capitalizzare le esperienze, progettare per il futuro non a tavolino ma insieme, con un protagonismo attivo e proattivo.
"Si sente di assumersi l'impegno di promuovere nell'ambito della Conferenza Stato Regioni, un'iniziativa forte perché si arrivi ad uno sblocco di questa situazione che vede mortificare dei cittadini con disabilità del nostro paese? Si sente di assumersi l'impegno di predisporre comunque dei LIVEAS regionali?"
Va ricordato che la situazione dei LIVEAS sul territorio nazionale è assai caotica e diversificata e occorrerebbe una programmazione comune al fine di non avere nel nostro paese cittadini "di serie A e di serie B". Nella Conferenza Stato Regioni la Lombardia ha l'autorità e la forza, io credo, di promuovere iniziative che portino allo sblocco della situazione rispondendo alla richiesta di tanti cittadini; anche pensando a quanto è stato fatto sinora sul territorio lombardo, in termini di impegno e di lotte, da parte delle persone con disabilità e delle loro associazioni, ma più in generale, come dice la normativa, per tutte le fragilità. In ogni caso occorre senz'altro predisporre dei LIVEAS regionali, promuovendo servizi per rispondere ai livelli essenziali di assistenza sociale,
per es. attraverso il Segretariato sociale, la promozione di reti solidali per prevenire rischi di disagio sociale, definendo il Progetto Individuale di assistenza, pensando anche al pronto intervento sociale, per rispondere a situazioni di emergenza familiare e personale, oggi particolarmente rilevanti, ecc.
Tutto ciò, tra l'altro, risponde appieno alla Convenzione Onu per i diritti delle persone con
disabilità.