Intervista a Silvia Borghi, responsabile dell'Area Disabili della Caritas Ambrosiana e del filone che si inserisce all'interno del Progetto In Rete Oggi per domani
"A due anni di distanza dalla costituzione del Gruppo di accompagnamento delle famiglie al quartiere gallaratese, possiamo ritenerci soddisfatti dei risultati raggiunti - ha iniziato la dott.ssa Silvia Borghi di Caritas Ambrosiana - gli incontri con i genitori proseguono e contano un gruppo di 15/20 persone che si ritrova ogni mese in mattinata e con il quale abbiamo fatto ottimi progressi".
Da due anni, infatti, Caritas Ambrosiana, nell'ambito del progetto In Rete Oggi per Domani, si occupa di sensibilizzare e coinvolgere il territorio Gallaratese, luogo in cui opera, che costituisce una risorsa fondamentale nel garantire dinamiche di inclusione sociale per il cittadino con disabilità.
Sono stati altresì attivati dei corsi, rivolti ai residenti del quartiere, di formazione per il volontariato.
"Inizialmente - continua la Responsabile dell'Area Disabili di Caritas Ambrosiana - abbiamo incontrato qualche resistenza da parte dei genitori, quasi tutti anziani, a concepire una vita autonoma per il figlio con disabilità adulto. Questione che, una volta conosciuta la realtà in cui sarebbero stati inseriti è stata risolta".
La realtà della disabilità è di per se stessa portatrice di isolamento e solitudine per la persona disabile e per la sua famiglia, ha poi spiegato la dott.ssa Borghi.
Nel difficile cammino della crescita e dell'autonomia del figlio con disabilità molto raramente si arriva, se non per motivazioni drammatiche, a pensare ed attuare un'esperienza di vita autonoma. L'autonomia non è un passaggio scontato, ma un obiettivo che dovrebbe essere condiviso dalle istituzioni, dalla società civile e dalla comunità locale, insieme alle famiglie.
La centralità della persona con disabilità, con la propria dignità e il suo diritto ad avere una vita indipendente, magari nella propria comunità, a contatto con le proprie reti familiari e sociali è il punto di partenza per la progettazione di un sistema di servizi e di forme di prossimità che porti a privilegiare legami affettivi solidi e responsabili, generatori di risposte concrete.
Uno dei problemi maggiori vissuti dalle persone con disabilità e dalle loro famiglie, infatti, è che la disabilità porta con sé la fatica di crescere, di rendersi autonomi e di diventare adulti.
Proprio per questo motivo la tematica dell'abitare è centrale nella programmazione di interventi a favore delle persone con disabilità: occorre creare le condizioni perché il bisogno di autonomia trovi una risposta, e questa risposta si realizzi mediante passi successivi e graduali, accompagnati e sostenuti.
Questo significa pensare a percorsi di avvicinamento alla vita adulta autonoma che possano essere intrapresi dalla persona e dalla famiglia con il livello più basso di stress possibile. Realizzare tutto questo non è semplice né immediato, occorre un lavoro serio di preparazione e di programmazione di interventi anche piccoli ma mirati, insieme ad una spontaneità e freschezza di rapporti che consenta la vera accoglienza.
"La comunità parrocchiale può fare davvero molto - ha continuato la dott.ssa Silvia Borghi - diventando il luogo di un'accoglienza senza riserve, senza aspettative di particolari prestazioni. La parrocchia può favorire la convivenza se sa attuare iniziative che aiutino le persone e le famiglie ad entrare in relazione tra di loro e con il contesto in cui vivono, poiché ogni situazione presenta problemi ma è anche risorsa.
La comunità cristiana può farsi promotrice di integrazione e di novità anche mettendo a disposizione spazi parrocchiali per iniziative sociali e di accoglienza".
"Un esempio concreto ci arriva proprio in questi tempi dall'offerta di spazi parrocchiali da destinare all'accoglienza da parte della parrocchia Santi Martiri Anauniesi e del suo parroco, Don Riccardo Festa.
Il quartiere gallaratese, in cui ha sede la parrocchia, è abitato da molti anziani, pochi giovani e bambini e diverse situazioni di fragilità, qui l'offerta della parrocchia si è incontrata con il bisogno di tre realtà che si occupano di accoglienza, di famiglie, di minori, di disabili.
Partirà a breve la ristrutturazione degli spazi assegnati, e ben presto potranno entrare i primi ospiti che non saranno i soli a beneficiare dell'accoglienza; l'intera comunità parrocchiale, se e per quanto si lascerà contagiare dall'accoglienza, potrà sperimentare una vita nuova, costellata di inattese esperienze".
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