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22 Ottobre 2023

"I fragili"

Le storie vere di uomini e donne che, nella Milano degli anni Ottanta, iniziarono un percorso di deistituzionalizzazione. Il racconto di un'esperienza pioneristica e ancora attuale.

È un libro che racconta una storia, anzi diverse storie. Storie di vita originali: si tratta sicuramente di storie “vere” raccontate, in parte, dalla stessa voce dei protagonisti. Si tratta anche di una sequenza di storie molto particolari, emblematiche di un periodo storico e che raccontano e spiegano bene l’evoluzione del pensiero sulla disabilità e la fragilità in generale.

Leggendo i nove capitoli de “I fragili. Pionieri della deistituzionalizzazione” (Castelvecchi editore, 2022) ci si trova catapultati negli anni Ottanta alla periferia Nord di Milano e, in particolare, a Sesto San Giovanni, dentro la storia di Casa Parpagliona.

Al di là delle apparenze don Virginio Colmegna, Vita Casavola e Ornella Kauffmann, che pure parlano in prima persona delle loro esperienze di vita in quegli anni e dentro quella esperienza, non sono i protagonisti principali. Molto più interessanti e avvincenti appaiono le vicende di altre persone chiamate per nome: Adriano, Antonella, Gaia, Francesco, Rosario e così via  

Tutti i protagonisti hanno in comune il fatto di aver partecipato e di essere stati protagonisti di un’esperienza di vita contrassegnata dalla deistituzionalizzazione. “La deistituzionalizzazione, vissuta nella quotidianità, significava attribuire e restituire valore a ciascun momento, offrendo centralità a tutte le presenze che non erano né ospitate né assistite: non c’erano utenti, ma persone che vivano con noi e come noi”, scrive don Virginio Colmegna.

Un libro semplice e prezioso che offre l’opportunità di riflettere su come i servizi nati da quella stagione pioneristica si siano poi sviluppati, siano cresciuti ma certamente anche “istituzionalizzati”.

Una lettura particolarmente utile in questo tempo dove stiamo cercando di capire in che modo il nostro modello di welfare possa modificarsi per poter permettere alle persone con disabilità di poter essere considerate e trattate come persone e non come utenti o pazienti.

Giovanni Merlo, direttore LEDHA

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