Grazie al Centro Antidiscriminazione di LEDHA, Khaled D. -padre di un ragazzo con disabilitą- ha vinto il ricorso contro Aler e ha ottenuto l'assegnazione di un alloggio
Khaled D. (nome di fantasia) è un cittadino egiziano che vive in Italia da più di vent’anni e lavora con contratto a tempo indeterminato per un’impresa edile di Milano. Uno dei tre figli di Khaled D. è affetto da distrofia muscolare (invalidità civile del 100% e riconoscimento dell’handicap in situazione di gravità in base a quanto previsto dalla legge 104/1992).
Nel dicembre 2019, a seguito di uno sfratto, Khaled D. ha partecipato a un bando Aler per l’assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica. Sulla carta, l’uomo sembrava avere tutti i requisiti necessari, ma nel marzo 2020 il suo nome è stato cancellato dalla graduatoria perché -secondo Aler- Khaled D. avrebbe prodotto un “documento non conforme” a comprovare l’assenza di diritti e proprietà e di altri diritti reali nel proprio Paese d’origine.
In base a quanto previsto da un contestato Regolamento regionale (numero 4/2017), infatti, i cittadini extracomunitari che presentano domanda per un alloggio di edilizia residenziale pubblica, devono fornire anche un documento con cui attestano di non possedere beni immobili nel Paese d’origine. La documentazione prodotta da Khaled D. è stata ritenuta “non conforme” dagli uffici Aler perché relativa solo al territorio del comune di origine dell’uomo e non a tutto il territorio nazionale.
Per difendere i propri diritti e, soprattutto, quelli del figlio con disabilità, Khaled D. si è rivolto al Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi di LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità. I legali del CAFB hanno assistito Khaled D. nella presentazione di un ricorso contro il provvedimento di diniego.
“Avevo grosse perplessità sulla legittimità del regolamento regionale -spiega Sergio Battipaglia, legale del CAFB-. Nei mesi scorsi il Tribunale di Milano aveva rilevato il contenuto discriminatorio dei Bandi ERP del Comune di Sesto San Giovanni, nei quali si faceva richiesta per i soli cittadini stranieri della certificazione del Paese d’origine per certificare l’assenza di proprietà. Appare evidente che il regolamento regionale si pone in contrasto con il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione”.
C’è poi un ulteriore elemento. “Questo regolamento ha anche un effetto discriminatorio ‘indiretto’ ai danni del figlio con disabilità. -aggiunge Sergio Battipaglia-. A un cittadino italiano o di un Paese dell’Unione europea non viene chiesto di produrre questo documento aggiuntivo. Quindi, nel caso in cui nel nucleo familiare sia presenta una persona con disabilità, viene riconosciuto un punteggio utile ai fini della graduatoria. In altre parole: nel caso del signor Khaled D. la disabilità del figlio è stata ‘eliminata’ a causa della mancata presentazione del documento”.
Il ricorso presentato dai legali di LEDHA è stato accolto da Aler nel mese di giugno e formalizzato ufficialmente alla famiglia solo a inizio ottobre: Khaled D. non solo ha potuto rientrare in graduatoria ma ha anche ottenuto l’assegnazione di un alloggio per la sua famiglia.