All'interno del Museo di Santa Giulia a Brescia (accessibile) č stata allestita una mostra che le persone con disabilitā motoria non possono visitare nella sua interezza. Il commento del CRABA
Fino al 5 aprile 2021 negli spazi del Museo di Santa Giulia sarà possibile ammirare da tutti -salvo da chi ha una disabilità motoria- la mostra “Juan Navarro Baldeweg - Architettura, Pittura, Scultura”. Avrebbe potuto essere questa la frase di lancio dell'iniziativa. Non si tratta di una mostra permanente, ma di un’installazione temporanea dove, per usare le parole del direttore della Fondazione Brescia Musei, “i contenuti espositivi dialogano con l’architettura longobarda e rinascimentale di San Salvatore e del Coro delle Monache”.
Come segnalato da Alberto Arenghi, direttore del Laboratorio Interdipartimentale Brixia Accessibility Lab e delegato del Rettore per la disabilità, la mostra di Juan Navarro Baldeweg è “totalmente inaccessibile”. “Una mostra che raccoglie le worst practices…. Per tutti coloro che si accingono ad allestire o a curare una mostra è possibile venire a Brescia per capire ciò che non bisogna fare”, ha scritto Arenghi sul suo profilo Facebook. Il direttore della Fondazione Brescia Musei, Stefano Karadjov, con una lettera indirizzata alle diverse testate giornalistiche che si sono occupate della vicenda, ha replicato alle critiche di Arenghi, ribadendo il valore artistico delle scelte compiute, precisando che il 95% dell’itinerario della mostra è accessibile “ai disabili” (sic).
Senza entrare nel merito se sia possibile o sensato in ambito culturale-artistico valutare in termini percentuali un’opera, un percorso espositivo o la stessa accessibilità, dopo aver visitato la mostra su Juan Navarro Baldeweg abbiamo potuto constatare come tutte e tre le sezioni della mostra (d’indubbio interesse e bellezza) presentino barriere all’accesso per le persone con disabilità motoria.
Durante la visita gli addetti del museo con gentilezza ci hanno informato dell’assenza di ascensori, piattaforme o altri ausili che consentano alle persone con disabilità motoria di superare le scale per accedere al cinquecentesco Coro delle Monache, la prima sezione del percorso espositivo dove sono state collocate le opere pittoriche di Juan Navarro Baldeweg. La presenza di gradini non consente inoltre ai visitatori in carrozzina o con deficit motori di scendere nella cripta della Basilica di San Salvatore, sezione dove sono stati collocati i plastici delle architetture. Un analogo ostacolo non consente di entrare nemmeno nelle quattro cappelle laterali dove sono state ubicate le sculture e le installazioni di Baldeweg.
Come CRABA - Centro regionale della Lombardia per l’accessibilità e il benessere ambientale, registriamo come per le persone con disabilità motoria, sensoriale o intellettiva sia ancora oggi frequente non poter accedere o fruire a mostre temporanee o eventi culturali a causa di carenze progettuali e di allestimenti non inclusivi. Il caso della mostra di Baldeweg è emblematico. La mostra è ospitata in alcuni spazi del Museo di Santa Giulia di Brescia, i cui percorsi museali nella sua generalità sono stati resi accessibili alle persone in carrozzina mediante ascensori, scivoli e piattaforme elevatrici. Questa contraddizione fa emergere con evidenza la domanda di come sia possibile realizzare una mostra non accessibile in un Museo attento all’accessibilità delle persone con disabilità?
Nella catena delle responsabilità delle figure professionali coinvolte nella progettazione, organizzazione e cura dell’allestimento di mostre temporanee, il requisito dell’accessibilità e della fruibilità in chiave inclusiva sembra in taluni casi essere escluso dal processo progettuale. L’inaccessibilità di una mostra o la sua mancata fruibilità per le persone con disabilità sembra essere concepita da alcuni progettisti, da alcuni curatori o operatori culturali come un “piccolo neo”, un difetto tollerabile, un dettaglio trascurabile da sacrificare sull’altare delle scelte artistiche.
Dalla visita alla mostra di Baldeweg l’impressione è che nessuno degli attori professionali coinvolti abbia pensato (si sia “preso cura”) dei visitatori con disabilità o deficit motorio. È difficile infatti comprendere come non siano stati installati degli scivoli per superare il gradino presente per accedere nelle quattro cappelle laterali. In una logica di accomodamento ragionevole (come indicato dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità), non sono state proposte alcune soluzioni “compensative” dell’esperienza o dei contenuti presenti negli spazi espositivi inaccessibili (esperienze multimediali; selezioni di opere esposte in area accessibile, ecc.). Crediamo che per il curatore della mostra e per l’architetto Baldeweg questo tema avrebbe potuto configurare una sfida avvincente se fosse stato messo in luce a monte del processo d’ideazione del percorso espositivo.
Sul piano progettuale, l’inaccessibilità di una mostra il più delle volte è imputabile a una carenza progettuale o a valutazioni improprie. Sul piano della tutela dei diritti si configura oggi in ogni caso come una discriminazione della persona con disabilità che non può fruire e godere al pari degli altri di un bene fondamentale come la “cultura”.
Cogliamo questa possibilità per chiedere pubblicamente al direttore della Fondazione Brescia Musei e a tutti i direttori museali che analogamente si trovino a dover accogliere o promuovere mostre, installazioni o eventi temporanei:
Armando De Salvatore, architetto e responsabile del CRABA