L'educazione inclusiva, equa e di qualità per tutte le persone con disabilità è al centro del General comment numero 4. L'analisi di Giulia Grazioli del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi
Il General comment numero quattro, pubblicato dal Comitato sui diritti delle persone con disabilità nel novembre 2016 fornisce l’interpretazione ufficiale dell’articolo 24 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, relativo al tema dell’educazione inclusiva per le persone con disabilità.
Come già fatto nel precedente General comment numero tre relativo ai diritti delle donne con disabilità, il Comitato evidenzia i progressi compiuti negli sul tema nei trent'anni precedenti. Tuttavia, evidenzia come siano ancora presenti degli impedimenti che, di fatto, negano a moltissime persone con disabilità il diritto a un’istruzione che possa dirsi inclusiva, equa e di qualità.
Gli ostacoli che limitano o impediscono il diritto a un’educazione inclusiva per le persone con disabilità sono diversi, scrive il Comitato. Che ne elenca alcuni, a titolo esemplificativo:
Il General comment numero quattro identifica quattro requisiti (fondamentali) affinché possa realizzarsi concretamente l’accesso a un’istruzione inclusiva, equa, gratuita e di qualità:
di Giulia Grazioli, legale del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi
“Gli inabili e i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale”. Con queste parole la nostra Costituzione, all’articolo 38, affronta il tema del diritto allo studio delle persone con disabilità. Sono passati più di settant’anni e in questo lasso di tempo sono state approvate una serie di norme -nazionali, comunitarie e internazionali- che hanno ampliato e definito con maggiore precisione (e con un linguaggio più attento) il diritto allo studio di bambini e ragazzi con disabilità.
La legge n. 517 del 1977 ha abolito le “classi differenziali”, riconoscendo il diritto all’integrazione scolastica di tutti gli alunni e le alunne con disabilità. Successivamente, la Legge n. 104 del 1992 ha ribadito e ampliato tale diritto, collocandolo tra i diritti fondamentali della persona e garantendo a tutti i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze con disabilità l’accesso alle classi comuni di ogni ordine e grado e alle istituzioni universitarie.
È nei decenni successivi, a partire dalle Linee Guida del 2009, che si introduce il concetto dell’inclusione scolastica e la contestuale definizione degli strumenti e dei supporti necessari per garantire la piena partecipazione di ogni alunno e ogni alunna con disabilità su base di uguaglianza con gli altri, senza discriminazioni sanzionabili ai sensi della Legge 67/2006.
Il General comment numero quattro del Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità è particolarmente importante perché evidenzia come -nonostante le normative vigenti- siano ancora oggi tantissimi gli ostacoli che di fatto negano a molti alunni e alunne con disabilità il diritto a un’istruzione inclusiva, equa e di qualità.
Gli alunni con disabilità che frequentano le scuole di ogni ordine e grado sono quasi 338mila, il 4,1% del totale degli iscritti e in leggera crescita (+7%) rispetto al precedente anno scolastico: questi numeri, come tutti quelli che seguono, sono forniti dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) e sono riferiti all’anno scolastico 2022/2023.
Numeri che già danno una prima indicazione di quali siano i principali ostacoli al diritto all’istruzione di alunni e studenti con disabilità nel nostro Paese. Solo il 40% delle scuole sono accessibili agli alunni con disabilità motoria per la mancanza di ascensori, rampe e servoscala. E persino per la mancanza di bagni a norma nel 26% dei casi.
C’è poi l’annoso problema degli insegnanti di sostegno: se sulla carta i numeri sono rispettati (con un rapporto alunno-insegnante pari a 1,6) un insegnante di sostegno su tre non ha una formazione specifica per rispondere ai bisogni dell’alunno. All’inizio di ogni anno scolastico, l’assegnazione degli insegnanti di sostegno avviene con cronico ritardo. E ancora: il 60% degli alunni con disabilità cambia insegnante per il sostegno da un anno all’altro.
La scuola, non dimentichiamolo, è anche ruolo di relazioni e di crescita assieme ai compagni di classe. Istat ci dice che “gli alunni con disabilità passano la maggior parte del loro tempo scuola all’interno della classe con i compagni (…) Tuttavia, se l’alunno presenta limitazioni gravi, il numero di ore di didattica trascorse fuori dalla classe aumenta considerevolmente”. C’è poi la questione delle uscite didattiche, da cui gli alunni con disabilità vengono spesso esclusi, soprattutto per quelle di più giorni.
I numeri, pertanto, non fanno che confermare quanto rilevato anche da noi nella nostra attività all’interno del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi.
Molto spesso, infatti, riceviamo segnalazioni e richieste di supporto da parte di genitori di bambini e bambine, ragazzi e ragazze con disabilità il cui orario di frequenza scolastica è ridotto a causa dell’indisponibilità degli strumenti e delle figure di supporto ai quali hanno diritto o che vengono esclusi dalla gita scolastica perché non ritenuti in grado di sostenere i ritmi di un viaggio o a causa dell'inaccessibilità della destinazione scelta dalla scuola.
Nel corso degli anni siamo intervenute, ad esempio, per garantire l’assistenza igienica all’alunno con disabilità che ne necessita, contro la decisione del dirigente scolastico di ridurre l’orario al solo alunno con disabilità, a sostegno dei genitori per sollecitare l’elaborazione del Piano educativo individualizzato (PEI) e una sua applicazione integrale, o ancora, per assicurare un’adeguata fornitura di ore di assistenza all’autonomia e alla comunicazione che spesso viene “tagliata” dagli enti locali.
Recentemente peraltro, i Comuni si trincerano spesso dietro alla sentenza del Consiglio di Stato 7089/2024 del 12 agosto, in forza della quale si sentono di fatto legittimati a erogare un numero di ore inferiore rispetto a quello richiesto dalle scuole sulla base delle esigenze specifiche degli alunni. Non dobbiamo tuttavia dimenticare che si tratta di un pronunciamento isolato e che la giurisprudenza è pressoché unanime nello statuire che il diritto all'istruzione e all'inclusione degli alunni con disabilità non può essere limitato o negato per mere esigenze di bilancio.
Di fatto, sin dalla nascita del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi nel 2015, il diritto all’istruzione è di gran lunga il tema di cui ci occupiamo maggiormente. Nel 2023 -ma i dati sono molti simili anche negli anni precedenti- ben 166 richieste (il 22% del totale) erano relativi a questo ambito.
Questo suggerisce da una parte un aspetto positivo: le famiglie sembrano avere acquisito una maggiore consapevolezza dei propri diritti e di quelli dei loro figli in materia di inclusione scolastica.
Dall’altra parte, però, l’elevato numero di segnalazioni riguardanti il tema della scuola riflette una realtà complessa e preoccupante. Nonostante, infatti, la normativa vigente e i progressi che sono stati fatti, le istituzioni continuano ancora oggi a non essere in grado di garantire la piena inclusione scolastica di tutti i bambini e le bambine, i ragazzi e le e ragazzi con disabilità.
Questo può derivare da diversi fattori, come la carenza di risorse, la formazione non sempre sufficiente degli insegnanti, la mancanza di supporti adeguati o la difficoltà di adattamento delle strutture scolastiche alle necessità specifiche degli alunni con disabilità. La sfida, dunque, non è solo quella di garantire che le normative esistano, ma che vengano effettivamente tradotte in azioni concrete e in un sistema scolastico più inclusivo e accogliente per tutti.
Ed è proprio questo l’invito che il Comitato delle Nazioni Unite fa con il General comment numero quattro, imponendo che l’intero sistema scolastico-formativo e ogni singolo ambiente educativo siano incentrati sulla persona e le sue peculiarità e sottolineando la necessità di un impegno globale, innanzitutto con un investimento di fondi e risorse adeguati, per garantire il diritto allo studio di tutti, senza discriminazioni fondate sulla disabilità.