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29 Ottobre 2024

Diritti umani e disabilità: accessibilità

Il secondo General comment si concentra sull'articolo 9 della Convenzione Onu. Ed evidenzia come il diniego di accesso a strutture, servizi e informazioni sia una forma di discriminazione. Il commento di Antonio Bianchi

L’articolo 9 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità è dedicato all'accessibilità. Si tratta di un prerequisito indispensabile affinché le persone con disabilità possano vivere in modo indipendente e avere pari opportunità di partecipazione nella società. 

Nel 2014 questo articolo è stato oggetto di un monitoraggio da parte del Comitato Onu sui diritti delle persone con disabilità finalizzato a verificarne la corretta applicazione da parte degli Stati. L’esito è stata la pubblicazione del General comment numero due in cui si sottolinea come, storicamente, le organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità abbiano sostenuto prevalentemente il superamento delle barriere fisiche, che impediscono l’accesso a luoghi e trasporti pubblici. 

Il punto di svolta della Convenzione deriva dal considerare il termine accessibilità in un’accezione più ampia: ricomprendendo non solo l’accesso all’ambiente fisico, ma anche quello alle informazioni e alle comunicazioni. 

Il General comment numero due evidenzia come il diniego di accesso a strutture, servizi e informazioni sia da inquadrare come una forma di discriminazione nel momento in cui limita la libertà di pensiero ed espressione e l’esercizio di altri diritti fondamentali per le persone con disabilità.

Il General comment, dunque, ribadisce come il concetto di accessibilità vada inteso in un’accezione più ampia includendo anche l’accesso alle informazioni. Anche un edificio privo di ostacoli fisici, infatti, può essere inaccessibile a una persona con disabilità sensoriale e/o intellettiva-relazionale, se non sono presenti sistemi di supporto (ad esempio la segnaletica in Braille) e forme di assistenza fornite da interpreti e professionisti adeguatamente formati, ad esempio nella lingua dei segni. 

L’accesso alle informazioni deve essere garantito non solo per fruire di servizi che soddisfano bisogni essenziali (come il diritto alla salute) ma anche di quelli connessi alle attività ricreative e al tempo libero. In generale quindi per promuovere non solo la partecipazione sociale e l’accessibilità, ma anche la mobilità, la fruibilità, l’autonomia, il comfort e la sicurezza delle persone con disabilità e delle persone che esprimono fragilità e bisogni specifici.

Infine, introduce il concetto di accomodamento ragionevole, che ricomprende le modifiche e gli adattamenti necessari e personalizzati (che non impongano un onere sproporzionato o eccessivo per chi li metter in atto) da adottare per garantire alle persone con disabilità il godimento e l'esercizio di tutti i i diritti e le libertà fondamentali in condizioni di uguaglianza con gli altri.

Accessibilità. Diritto di base,diverse accezioni

di Antonio Bianchi, consigliere
LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità

L’associazione mentale più frequente alla parola accessibilità è con il superamento di barriere fisiche, architettoniche. Meno frequentemente di barriere sensoriali. Se parliamo invece di accessibilità comunicativa la percezione collettiva è ancora da costruire. Possiamo però dire che sia la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità sia il General comment numero due evidenziano come l’accesso alle informazioni sia uno degli aspetti importanti.

Uno dei modi per garantirla è mettere a disposizione i contenuti in forme diverse: con la scrittura semplice, ad esempio usando le linee guida easy to read o del Codice di stile, in lingua dei segni, in Braille, con i simboli della comunicazione aumentativa (CAA), letta da una voce umana o sintetica.

La composizione di queste diverse accezioni di accessibilità può rischiare di dar luogo a risposte settoriali, identitarie, che entrano in conflitto reciproco. La sfida è quella di trovare per ciascuna situazione il più alto compromesso possibile che risulti sostenibile ed efficace per il maggior numero di persone possibile, potenzialmente per tutti. 

Responsabilità

L’accessibilità è una dimensione strutturale, l’intervento è responsabilità del contesto, non della singola persona. Non mi devo portare da casa la rampa o la tabella con le parole e i simboli per comunicare con l’anagrafe.

Un accomodamento ragionevole può essere invocato solo per personalizzare situazioni specifiche o per intervenire su situazioni esistenti, ad esempio storiche, per cui è necessario un compromesso. E in fasi transitorie, mentre si sta sviluppando una risposta strutturale. L’accomodamento ragionevole non deve mai essere invocato per evitare o per dilazionare l’affrontare il superamento di una barriera che impedisce l’esercizio di funzioni, in particolare quelle che riguardano la sfera dei diritti umani.

Il livello legislativo

Il General comment numero due evidenzia che l’inaccessibilità configura una discriminazione, venendo meno le condizioni per una partecipazione paritaria alla vita sociale. Affinché sia garantita l’esigibilità dell’accesso, nelle diverse accezioni, è necessario che gli Stati parti definiscano standard minimi a cui fare riferimento e che rendano strutturale il monitoraggio dell’applicazione di questi standard.

A questo scopo devono sviluppare conoscenza tecnica adeguata e coinvolgere sempre le persone con disabilità e le loro organizzazioni. Il livello legislativo non sostituisce ma integra la necessaria consapevolezza e assunzione di responsabilità della comunità, senza cui le norme restano inefficaci.

Accessibilità sul web

Il web è uno spazio in cui l’accessibilità ha avuto fin dagli esordi una buona attenzione, merito della vocazione democratica e partecipativa che il suo inventore Tim Berners Lee gli ha consegnato. L’adozione sempre più diffusa del web come luogo di scambio, ma anche di riproposizione di logiche capitalistiche, ha posto sfide crescenti sul piano dell’accessibilità.

Le attuali linee guida per l’accessibilità dei contenuti, le WCAG 2.2, adottate come riferimento anche nella legislazione italiana, rispondono soprattutto agli stili di interazione delle persone con disabilità sensoriale e fisica. Linee guida che sono disattese da una parte ancora maggioritaria dei soggetti pubblici e privati che si rivolgono al pubblico. La considerazione dell’accesso e della partecipazione di persone con disabilità intellettive è ancora embrionale.

La versione 3.0 delle WCAG, attualmente nelle sue fasi iniziali di sviluppo, promette di considerare anche questi temi ancor più complessi. È l’occasione per le persone con disabilità e delle loro organizzazioni di portare un contributo significativo a questo passaggio che ridefinirà alcuni paradigmi di interazione. A favore di tutti.

Intelligenza artificiale

Nei riguardi dell’intelligenza artificiale (IA) si affacciano atteggiamenti che si collocano tra due percezioni opposte. Da un lato chi ne saluta un’adozione pervasiva come soluzione magica, dall’altro chi prefigura scenari foschi di prevalenza dell’artificiale sull’umano. Questo vale anche per l’accessibilità. 

È possibile per chi disegna, progetta e sviluppa uno spazio web disinteressarsi dei temi legati all’accessibilità delegando completamente alla magia dell’IA la considerazione dei requisiti delle linee guida? 

Allo stato attuale l’intelligenza artificiale mette a disposizione strumenti potenti che nell’interazione con l’umano sviluppano al meglio le risposte alle domande affrontate. La dimensione etica dovrà ricevere particolare consapevolezza e attenzione nel guidare questi sviluppi. In particolare quanta parte delle decisioni sono affidate alla macchina e quanto all’umano. Soprattutto nelle situazioni in cui la persona necessita di grande supporto per manifestare la propria volontà. 

Progettazione universale

Accessibilità è per tutti oppure non è. Eppure, dopo avere considerato tutte le diverse situazioni, dopo avere realizzato interventi con il coinvolgimento di tante voci, e in particolare di quelle di persone con disabilità, ci accorgiamo che qualcuno è rimasto fuori. 

Questo non ci deve far dire che quanto fatto sia stato allora inutile, ma essere consapevoli che l’accessibilità è un processo che entra in dialogo con il reale, con la vita e la sua complessità. E non può essere quindi che un processo mai concluso, continuamente in divenire e perfezionabile. Un processo di cui cogliere la complessità e anche la bellezza, che metta in competizione cooperativa e giocosa le nostre intelligenze nell’individuare sempre nuove soluzioni. Un gioco giocato con passione e impegno, come fanno i bambini. 

 

Scarica e leggi la scheda sul General comment n. 2

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