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7 Marzo 2023

Le mimose non bastano

In occasione della giornata internazionale della donna, FISH e il suo Gruppo donne organizzano un digital talk per approfondire il tema della dimensione digitale della violenza di genere

Il 20 ottobre 2021, il Gruppo di esperte ed esperti sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne (Grevio), organismo indipendente del Consiglio d’Europa che monitora l’applicazione della Convenzione di Istanbul in tutti i Paesi che l’hanno ratificata, ha adottato la Raccomandazione generale n. 1 sulla dimensione digitale della violenza di genere. La violenza contro le donne, compresa quella domestica, è una delle forme più gravi di violazione dei diritti umani basata sul genere. Da molti anni, gli episodi di violenza di genere contro le donne sono stati amplificati o agevolati dalla tecnologia, in particolare da quella utilizzata negli ambienti online e digitali.

Il Grevio considera allarmanti le violenze commesse online ai danni delle donne o con l’aiuto della tecnologia, considerandole aggravanti delle diverse forme di violenza che colpiscono le donne.

Le forme digitali di violenza di genere contro le donne sono particolarmente evidenti per quante sono esposte a forme incrociate di discriminazione dovute a fattori quali disabilità, status di migrante, orientamento sessuale, religione, condizione sociale. Sebbene “virtuali” e commesse nella sfera digitale queste forme di violenza hanno un grave impatto sulla vita quotidiana delle persone che ne sono colpite, compresa la loro salute psicologica e fisica, la loro sicurezza e la loro reputazione. Una delle conseguenze di questo fenomeno è il fatto che, a seguito degli attacchi ricevuti online, molte donne decidano di ritirarsi dalla partecipazione al dibattito pubblico e dall’esprimere le proprie opinioni sulle piattaforme. Con una conseguente grave perdita di voci e contributi al dibattito.

Nel 2022, secondo l’ultimo rapporto di Vox, Osservatorio italiano su diritti, che monitora l’odio espresso sui social tramite Twitter, le donne sono state le più colpite, seguite dalle persone con disabilità.

Lo scorso gennaio le donne con disabilità sono state insultate e offese da un giovane youtuber che in una trasmissione online visualizzata più di 50mila volte ha descritto con un linguaggio sessista e maschilista le sue fantasie sessuali con ragazze con disabilità, soprattutto con sindrome di Down, denigrandole e riducendole a passivi oggetti sessuali. Parole che costituiscono forme di molestie sessuali online, atti di bullismo a sfondo sessuale che alimentano la diffusione di volgarità sul presunto comportamento sessuale delle donne. Un linguaggio che incita all'odio sessista e contribuisce a creare un clima sociale in cui le donne con disabilità sono umiliate, la loro autostima è ridotta e le loro attività limitate, anche sul lavoro, nella vita privata, sfera pubblica o online.

L'incitamento all'odio sessista spesso costituisce un primo passo nel processo verso la violenza fisica, può anche degenerare o incitare ad atti apertamente offensivi e minacciosi, compresi l'abuso o la violenza sessuale o lo stupro, rientrando così nell'ambito di applicazione dell'articolo 40 della Convenzione di Istanbul relativo alle molestie sessuali.

Infine, tutte le forme di violenza contro le donne perpetrate nella sfera digitale hanno un impatto psicologico e potrebbero essere classificate come violenza psicologica esercitata online e con l'uso della tecnologia a cui le donne con identità intersezionali sono più esposte.

Nelle conclusioni della Raccomandazione generale n. 1, il Grevio richiama l'attenzione sulla necessità di riconoscere la violenza contro le donne nella sua dimensione digitale come un continuum di quella che subiscono offline e invita gli Stati parti a riconoscere la natura di genere della violenza e degli abusi perpetrati online e attraverso la tecnologia raccomandando agli Stati parti di adottare misure adeguate nei settori della prevenzione, protezione, azione penale e politiche coordinate.

Questi temi saranno al centro del digital talk organizzato da FISH e dal suo Gruppo donne in programma mercoledì 8 marzo dal titolo “Le mimose non bastano.La dimensione digitale della violenza di genere”. Un momento di confronto il cui obiettivo è quello di richiamare l'attenzione sulla necessità di riconoscere la violenza contro le donne nella sua dimensione digitale come un continuum della violenza contro le donne offline affinché possano essere adottare misure adeguate nei settori della prevenzione, protezione, azione penale e politiche coordinate.

Per partecipare all’incontro è necessario registrarsi a questo link.

Programma

Ore 17.30 - Saluti
Vincenzo Falabella, Presidente Nazionale Fish

Ore 17.45
Modera: Silvia Cutrera, Coordinatrice del Gruppo Donne Fish

Intervengono:

  • “Il caso Sdrumox”, Silvia Lisena, Gruppo Donne UILDM
  • “La settima mappa dell’intolleranza”, Silvia Brena, Vox Diritti
  • “Il linguaggio dell’odio e la costruzione linguistica della diversità”, Federico Faloppa, coordinatore Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio
  • “Violenza, tramite parole, video ed immagini”, Laura Abet, Gruppo donne LEDHA
  • “Accessibilità digitale: innovazione e tecnologia per l’uguaglianza di genere”, Stefania Leone e Haydée Longo del Gruppo Donne della FISH

ore 19.15 – Dibattito e conclusioni
a cura di Silvia Cutrera, Coordinatrice del Gruppo Donne Fish

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